Wine & Dine - Torino

Wine & Dine - Torino Il locale chic nel centro storico di Torino, dove puoi fare delle ottime degustazioni di vini prelibati, e comprare degli ottimi regali.

29/05/2023

Lo studio pubblicato dall’autorevole magazine Usa “Bmc Medical Education”: rischio inferiore del 4% con 3,5 porzioni di vino... ➤ Leggi l'articolo

15/03/2023
Da noi un must....
28/11/2022

Da noi un must....

Elisa Camusso racconta L’Autin, giovane azienda vitivinicola del pinerolese, una storia di vino e passione che attraversa le generazioni.

21/10/2022

Nussbaumer 2020, Terminum 2020 ed Epokale 2015 sono stati premiati da Falstaff come i migliori vini da varietà Gewürztraminer nella loro categoria. Si tratta della rivista vinicola più antica e diffusa in Austria che da sempre valutata anche i vini dell'Alto Adige.

https://www.facebook.com/100063756945932/posts/522762716525622/?mibextid=kbSBc1mxHt53DFWJ
27/09/2022

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MONTALCINO, IL LUSSO E IL DOLORE FISICO. Iperbole retorica; ma.... Dove ha girato lo spot la FERRARI per il suo primo SUV della storia? Nella Toscana del vino e dei cipressini... Notiamole queste cose, perchè sono studiate con grande cura. Non che i colli modenesi siano da meno, ma la Ferrari è una componente essenziale del significato di Italia nel mondo, e potrei dirne a quintali.
La nostra Toscana, quella del vino, è IL luogo eletto del lusso made in Italy, è la cornice migliore in assoluto per presentare un prodotto di lusso. Come deve essere il Brunello.
Rabbrividisco ogni volta che si perde la trebisonda a Montalcino: che si lasci perdere convintamente "lo sfuso", anche come parola proprio: "Montalcino" e "sfuso" pronunciate insieme dovrebbero costare in dolore fisico.
Il lusso è la direzione, l'alta qualità c'è e cresce continuamente, l'unicità ed esclusività sono riconosciute in tutto il mondo, basta pensare negativo, povero e triste.
🍷

09/09/2022
17/07/2022
06/07/2022

La Casa del Mago in via Mercanti 9, tra storia e magia Via Mercanti si trova nell’isolato fra via Ba

30/06/2022
Ultimi posti disponibili, domani é il gran giorno. Menù sfizioso abbinato a vini freschi e piacevoli. Vi aspettiamo.
17/05/2022

Ultimi posti disponibili, domani é il gran giorno. Menù sfizioso abbinato a vini freschi e piacevoli. Vi aspettiamo.

Serata gourmet, presenteremo noi i vini, posti limitati, affrettatevi a prenotare per non perdere l'evento.
10/05/2022

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🥰
03/03/2022

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It’s no surprise this vintage print popped its way into the pages of Vogue in the sixties. Renowned for flamboyant fashion choices, liberation and progressive rock, the sixties was a time when Champagne was free-flowing... Cheers to the 60'S! 🥂

26/01/2022

Il Gewurztraminer Nussbaumer Tramin è sicuramente uno dei più premiati e importanti vini bianchi fermi Alto Adige DOC.

26/01/2022

Diablottino

Il diablottino (in piemontese diablotìn, ovvero "diavoletto"), è un cioccolatino aromatizzato alla vaniglia tradizionale di Torino.

Storia

I diablottini sono i più antichi cioccolatini al mondo, e secondo alcune fonti, sarebbero stati ideati a Torino verso la fine del XVII secolo da Cagliostro, che preparava delle praline di cioccolato dalle presunte proprietà afrodisiache e definite dallo stesso un elisir di giovinezza. A cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, periodo in cui Torino era divenuta la principale produttrice europea di cioccolato in Europa, i diablottini furono i primi cioccolatini consumati dai Savoia, allora noti amatori di cioccolata calda, e si diffusero nelle corti europee, ove erano apprezzati per la loro praticità. Pare inoltre che avessero ispirato il duetto del cioccolato “Cioccolatini cioccolatin” di Giuseppe Pietri. La pralina al cioccolato viene anche descritta in alcuni tomi ottocenteschi, come il dizionario redatto da Vittorio di Sant'Albino, che la definì un "pezzettino di cioccolata a figura di rotella piana che si mangia crudo", così come nel Trattato di cucina (1854) di Giovanni Vialardi. Nel 1867 dal diablotìn si arrivò al più celebre gianduiotto su brevetto della Caffarel Prochet.
(Fonte: Wikipedia)

(Immagine tratta da: Agrodolce come cibo comanda)

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11/01/2022

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Tom Cannavan has chosen his Wines of the Year in eight different categories. You are invited to submit your nominations for publication too.

09/01/2022

It's National Wine Day!

🥂🌹
07/01/2022

🥂🌹

Ho sentito dire spesso che le donne sono come il vino: invecchiando migliorano...

Ma non basta.

Le donne sono come il vino, perchè se non te ne intendi, ti sembrano tutte uguali...

Perchè riesci solo a distinguere una bruna da una bionda, come un rosso da un bianco...

Perchè ti fidi di una frizzante e leggera come di uno spumantino, ma poi ti taglia le gambe...

Perchè fai fatica a mandare giù una complessa e rompipalle come un rosso strutturato, ma al secondo sorso, ti accorgi che ti scalda la bocca e il cuore..

Le donne sono come il vino...

e lei è un rosso barricato. (Dal web)

26/12/2021

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Post muto
15/12/2021

Post muto

Il commento di Mario Giordano sulla questione nutriscore e "cibo sintetico".

I vini di questo territorio hanno veramente un bouquet fenomenale. Venite a provare le ultime novità.
02/12/2021

I vini di questo territorio hanno veramente un bouquet fenomenale. Venite a provare le ultime novità.

When one thinks of the wines of Piemonte, Italy, Barolo & Barbaresco are likely at the top of the list. Read more about Italy's Hidden Gem at Monarch Wine.

28/11/2021

Il Grande Torino

Vi era un tempo una grande squadra calcistica, una delle migliori d’ogni epoca, formata da gagliardi giovani ispirati da amicizia e coesione.
Vi era un tempo una città dal passato illustre, che si rifletteva in questa formazione mitica, e l’una era degna dell’altra.
Vi era un tempo nel quale si voleva dimenticare la guerra e le sue atrocità, e ricostruire da quelle macerie materiali e morali.
E come la città, profanata dai bombardamenti si rimboccava le maniche con la forza dei giusti, così il Grande Torino correva sul campo.
Il dopaggio era l’entusiasmo e l’onestà arginava la corruzione in quell’età nella quale il calcio era splendidamente diverso da oggi.
Quel 4 maggio del 1949 fu tragico: nebbia, stanchezza, strumenti di bordo e l’ineluttabilità del destino si allearono per ordire l’irreparabile.
La dea Fortuna quel giorno si mise due bende sugli occhi e nella sua cecità decretò la tragedia, trentun innocenti cessarono di vivere.
L’aereo si schiantò a Superga, il colle caro ai torinesi ma che li tradì in quel ferale evento, frantumando sogni di gloria.
La dea Fortuna tolse loro la vita, fugace e illusoria, ma si inchinò vergognosa di fronte al loro grande valore, imperituro e vero.
Un sipario calò sul Grande Torino ed un altro si alzò per donarlo all’eternità, nessun torinese e nessun sportivo potrà mai scordarlo.
La parola ‘fine’ fu soppiantata da ‘inizio’, in quanto iniziò un mito che valicherà i secoli e che sarà l’orgoglio dei posteri.

Riedizione di racconti di Ernesto Martinasso pubblicati su Me Piemont.

18/11/2021

🍇 Varietà differenti di uva hanno foglie diverse.

18/11/2021

Angela e Lorenzo

Esistono degli animi sensibili che avvertono ciò che sfugge alla moltitudine e riescono ad udire e decifrare la voce del vento.
Queste persone dotate di percezione sensitiva sono predisposte ad accogliere l’influsso della Natura per osmosi, senza riserve mentali che lo ostacolerebbe; esse sono in grado di sentire e assorbire il sospiro di Gea, la nostra Madre Terra.
Una di queste persone speciali la nomineremo Sofia, anche se non è il suo vero nome rispettando, io testimone del suo novellare, il volere che ella espresse circa il suo anonimato.
Ella amava inoltrarsi nel fitto dei boschi e passeggiare sulle rive dei fiumi per ascoltare le voci che lei sola poteva udire, che narravano di fatti dimenticati, facenti parte di pagine non più lette nel grande libro del Tempo.
Amava in modo particolare ascoltare il Po Narratore, loquace in modo particolare quando le sue acque sono calme e la sua narrazione è un fluido sussurro.
Era un mattino d’estate di alcuni anni or sono che Sofia si recò sulle rive del Po, nella sua Torino; era in quell’ora nella quale l’aurora lotta con le tenebre notturne e ne esce vittoriosa e la città dorme ancora avvolta dal soporifero manto di Hypnos.
Si sedette sull’erba e dopo poco la sua mente e il suo cuore accolsero il racconto del grande fiume.
Angela faceva la domestica presso una famiglia della borghesia torinese, che la trattava come si trattavano le domestiche ad inizio novecento: vitto e alloggio in cambio di una dedizione completa, comprendente l’essere cuoca, sguattera, addetta alle pulizie, stiratrice e ogni altra incombenza che la signora di casa, pigra e schiava dell’assenzio, non era in grado di fare.
Lorenzo lavorava in una osteria, all’insegna del Leon d’oro, nome altisonante che contrassegnava in realtà uno squallido luogo frequentato da bevitori smodati, gestita da Bruno, uomo avido e senza scrupoli. Bruno tendeva agli ubriaconi sempre la stessa trappola: quando questi erano sotto l’effetto dell’alcol faceva firmare dei contratti di vendita di terreni ed abitazioni ceduti a lui a prezzi irrisori. Aveva rovinato parecchie persone e guadagnato parecchio denaro, ma la sua natura malvagia non era mai appagata dalle sue malefatte e continuava così nella sua opera criminale.
Angela e Lorenzo si amavano, di quell’ amore puro e travolgente che si manifesta quando finalmente s’ incontrano due anime che non possono vivere separate, essendo create per fondersi in una, completa e splendida. Ogni pensiero dell’uno era rivolto all’altra e viceversa e nei rari momenti di libertà stavano abbracciati forte, come ad opporsi ad un fato che li volesse separare. Si giurarono amore eterno, ben sapendo che un’anima perfetta non può disgiungersi.
Lorenzo, che non veniva pagato da Bruno da parecchio tempo, p***e la pazienza e chiese il saldo del suo lavoro; l’oste, disonesto come più non è possibile, non volle pagarlo e così Lorenzo interruppe il rapporto di lavoro adirandosi molto, prima comunque di cedere all’impulso di annientare quell’essere abbietto e rovinare così la sua reputazione.
Quella sera, sul ponte Vittorio Emanuele I che spesso fu testimone dei loro discorsi amorosi, Lorenzo comunicò ad Angela che sarebbe partito per la Francia, per fare fortuna, diretto da certi suoi parenti che da anni cercavano di convincerlo in tal senso. Angela trattenne a stento le lacrime e disse:
“Lorenzo, io non ho l’animo di vivere separata da te sapendoti lontano e in terra straniera. Cercati un lavoro qui in città, non tutti i datori di lavoro sono come Bruno.”
“Angela, è vero che di datori di lavoro migliori dell’oste malvagio è piena Torino, ma in Francia le paghe sono maggiori e più guadagno e minore sarà l’attesa per sposarci.” Passarono la sera abbracciati sul ponte a godersi i mille riflessi delle acque del Po che la Luna dedicava a loro e a tutti gli innamorati della città; nelle loro menti e nel loro cuore si affollavano pensieri contrastanti di speranza e timore.
Lorenzo partì per la Francia, quella strana terra così affine al Piemonte per vicinanza e scambi culturali e resa così avversa da una politica di odio guerresco durato secoli e fitto di conflitti sanguinosissimi. Due popoli che la logica vorrebbe fratelli e che invece si comportarono come due Caino in perenne lotta.
Lorenzo trovò un lavoro ben pagato, grazie ai suoi parenti, ma avvertì fin da subito odio e mancanza d’accettazione nei suoi confronti da parte dei francesi; mutismo interrotto soltanto da male parole, sguardi torvi e tutte le meschinità nelle quali l’uomo venuto al mondo per far numero è maestro.
Angela e Lorenzo si scrivevano lettere quotidiane dove si evidenziava l’intensità del loro amore che, per effetto della separazione forzata, cresceva a dismisura; entrambi le leggevano e rileggevano più volte, e così facendo lenivano la sofferenza che genera la lontananza.
Passarono mesi interi e la pazienza amorosa di Angela era al limite, quando avvenne una cosa strana: la corrispondenza col suo amato cessò improvvisamente.
Angela continuava a scrivere e nessuna risposta epistolare le perveniva; ella era disperata, Lorenzo era orfano e non aveva parenti a Torino e non sapeva a chi rivolgersi per avere notizie.
Erano passati ormai più di due mesi dall’ultima lettera ed Angela era in uno stato di profonda prostrazione; aveva la sera libera e decise di raggiungere il ponte Vittorio Emanuele I. Appena giuntavi si affacciò al parapetto e vide la Luna che dipingeva di mille riflessi le acque del possente fiume, si mise a piangere nel ricordare il suo amato e i tempi felici; fissò l’acqua che pareva ipnotizzarla, terribili pensieri balenarono nella mente della giovane, un tuffo e il suo dolore sarebbe finito. Lorenzo non tornerà più, pensò.
“Angela, Angela!” le parve di udire, non ebbe il tempo di voltarsi che sentì l’abbraccio vigoroso di Lorenzo, non stava sognando era lui in carne ed ossa.
Rimasero ad abbracciarsi per un certo tempo e poi infine Lorenzo spiegò alla sua amata le sue vicissitudini:
“Lavoravo tanto, guadagnavo bene ed ero contento, poi accadde che, un brutto giorno, vennero dei gendarmi a prelevarmi sul posto di lavoro; senza darmi alcuna spiegazione e con la minaccia delle armi mi misero le manette. Ero esterrefatto, chiedevo spiegazioni ma le loro facce feroci mi fecero capire che era meglio tacere; e così fui arrestato, senza sapere il perché ciò avveniva. Io ero innocente, ma non potendo spiegare niente a nessuno, capivo che l’essere innocente in galera è un fatto irrilevante; qualcuno aveva deciso sulla mia colpevolezza e ciò era sufficiente. Dagli altri detenuti seppi che un uomo era stato accoltellato a morte e siccome per i francesi se uno muore accoltellato è per opera di italiani, misero in galere diverse un certo numero di nostri connazionali, tra i quali io, colpevoli per nazionalità di appartenenza. Il caso volle che durante un nuovo accoltellamento l’omicida venisse fermato dai gendarmi e sottoposto ad interrogatorio; quell’assassino, francese, confessò di esser reo di numerosi delitti, tra i quali l’uccisione per la quale io ero in gattabuia. Fui quindi liberato dai gendarmi e sbattuto fuori dal carcere, senza scuse e guardato in modo torvo, come se essi fossero dispiaciuti che un italiano, o un piemontese, non marcisse in galera. Ed ora sono qui e starò sempre con te, meglio il pane secco a Torino che la pietanza in terra straniera.”
La meravigliosa anima nata dal congiungersi dei due amanti non si staccò più ed essi vissero una lunga vita d’amore; nemmeno la morte li separò perché pare che in certe notti di plenilunio due anime pure, dal ponte Vittorio Emanuele I, osservano la Luna che con i suoi riflessi gioca con le acque del grande fiume.

Racconto inedito scritto da Ernesto Martinasso
"I racconti del giovedì"

18/11/2021

Un orologio per stabilire chi paga il conto! ⏰

A Torino, In Piazza Castello 15, c’è il Mulassano, uno dei caffè storici della città. Questo locale si distingue per una particolarità: dietro al bancone si trova un bizzarro orologio con i numeri tutti alla rinfusa e con una sola lancetta.
Oltre a rappresentare un vero e proprio unicum, questo orologio ha una funzione specifica: stabilire chi deve pagare il conto. Infatti, quando arriva il momento di mettere mano al portafoglio, un meccanismo posto dietro alla cassa attiva l’orologio. La regola vuole che a pagare sia la persona a cui esce il numero più basso.
Conoscevi questa curiosità su Torino? 🧐

📲 Whatsapp +39 340 521 7855
📍 96, Via S. Donato, Torino

Dir. Sanitario Adelia Ceria
Aut. Sanitaria 5017/50/775 del 24.07.1996

16/11/2021

la cometa Neowise e il Castello del Boccale

Indirizzo

Via Della Misericordia 3
Turin
10122

Orario di apertura

Martedì 10:30 - 20:00
Mercoledì 10:30 - 20:00
Giovedì 10:30 - 20:00
Venerdì 10:30 - 20:00
Sabato 10:30 - 20:00
Domenica 10:30 - 20:00

Telefono

+393519034484

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