31/07/2021
COVID-PILLS #11
Sono le persone vaccinate la fonte delle nuove varianti?
L’ipotesi, non nuova, circola gia’ da prima della commercializzazione del primo vaccino, e si basa sull’idea che far produrre ai nostri corpi parti del virus o anticorpi contro di essi genererebbe mutanti mai visti prima.
Due considerazioni dovrebbero essere piu’ che sufficienti per smentire questa idea.
1) Il virus SARS-CoV-2 e ogni sua variante e’ fatto di quasi 30 proteine. Quello che tutti i vaccini finora approvati in EU fanno e’ convincere un numero ristrettissimo di nostre cellule a produrne una e soltanto una: la famosa spike. Contrariamente agli infettati quindi, i vaccinati non producono alcun virus intero.
Perche’ solo una e proprio quella?
Perche’ si e’ visto che e’ l’unica che conta davvero. Dato che la proteina serve al virus come chiave per entrare nelle nostre cellule, avere anticorpi che ne impediscono il funzionamento fa in modo che l’infezione si blocchi sul nascere. Se il virus non entra non puo’ riprodursi e di conseguenza nemmeno mutare.
Non c’e’ nessun modo in cui il vaccino da solo generi varianti.
Ok il vaccino forse no, ma i vaccinati allora? Non e’ che gli anticorpi presenti “selezionano” varianti resistenti?
Si’ questo e’ possibile, ma c’e’ un piccolo dettaglio che spesso sfugge a chi usa questa narrazione per negare l’efficacia dei vaccini.
Un anticorpo anti-spike prodotto dopo il vaccino e uno prodotto a seguito dell’infezione naturale sono INDISTINGUIBILI, e anzi e’ proprio per questo che funzionano entrambi benissimo.
Questo significa che piu’ sono le persone con anticorpi che il virus incontra, piu’ questo potrebbe “cercare” di superare tali difese, indipendentemente da come quegli anticorpi sono arrivati li’ (inclusi quindi anche i trattamenti basati su plasma iperimmune e anticorpi monoclonali su cui magari una volta spenderemo due parole).
Di conseguenza anche in un mondo senza vaccini, un virus molto contagioso come SARS-CoV-2 darebbe luogo a numerose varianti, privilegiando dapprima alcuni tratti (trasmissibilita’) e poi altri (resistenza agli anticorpi). Il che ci porta alla seconda considerazione.
2) Tutte le varianti oggi considerate preoccupanti sono emerse quando i vaccini non erano ancora stati commercializzati: alfa, beta, gamma e delta infatti sono state rilevate per la prima volta tra maggio e novembre 2020.
Quello che accomuna queste varianti e’ il fatto di essere nate in posti dove la circolazione del virus era alta, non dove c’era un alto tasso di vaccinazione. La mera evoluzione darwiniana spinge infatti il patogeno ad infettare piu’ persone possibili, motivo per cui le varianti selezionate sono all’inizio semplicemente quelle piu’ contagiose.
Una volta che una buona fetta di popolazione avra’ un certo grado di immunizzazione allora il vantaggio virera’ verso varianti in grado di eludere meglio la protezione. Per inciso e’ esattamente quello che e’ accaduto con gamma (ex brasiliana), emersa in una delle zone precedentemente piu’ colpite del Brasile dove si stimava che circa ¾ degli individui avesse anticorpi contro il virus.
Riassumendo: la presenza di anticorpi (e non semplicemente i vaccini) potrebbe essere un buon “campo di allenamento” per selezionare varianti resistenti agli stessi. Finora pero’ la campagna vaccinale non ha prodotto nessuna delle varianti preoccupanti o sotto osservazione conosciute.
Il rischio dell’emergere di tali varianti immuno-resistenti sarebbe tale e quale anche in assenza di vaccini. Anzi, dato che questi ultimi offrono una protezione piu’ alta rispetto alla malattia naturale (oltre ad un livello di controindicazioni immensamente inferiore) e che impediscono efficacemente la riproduzione virale, sono la strada migliore per impedire l’emergere di nuove pericolose varianti.
Alla prossima!
faBIO