25/02/2024
Siamo agricoltori e quindi stiamo con gli agricoltori come con chiunque eserciti il sacrosanto diritto di manifestare
MA:
- Non si può considerare la tutela dell’ambiente come nemica del bisogno di produrre: la riduzione dei pesticidi e la rotazione del 4% dei terreni produttivi incolti, quella che i nostri nonni ci hanno tramandato come la pratica del maggese, va in questo senso, vuole dire guardare al futuro e non a domani. Il bisogno di produrre sempre di più deriva principalmente dalla cattiva gestione delle enormi fonti finanziarie che la Comunità Europea eroga per l’agricoltura (1/3 dell’intero bilancio UE) e che tendono ad indebitare soprattutto il piccolo/medio agricoltore con mezzi sovradimensionati e prodotti agricoli dai costi esorbitanti costruiti e commercializzati da poche grandi multinazionali.
- C’è un totale scollamento dalla realtà di chi specula sul lavoro degli agricoltori; prime fra molti le grandi borse merci mondiali dove operano banche di affari e fondi finanziari lontani anni luce dall’agricoltura vera che hanno creato dei prodotti derivati di pura natura finanziaria (ci sono addirittura i “derivati metereologici”) che scommettono, determinandolo, sul prezzo e sulla disponibilità delle merci agricole; in generale è assurdo considerare gli alimenti come comuni commodities.
- Non è la farina di insetti o la carne 3D che creano problemi agli agricoltori, i Governi di turno e le tante, troppe, associazione di categoria dovrebbero tutelare il VERO prodotto agricolo Italiano come un’eccellenza mondiale unica e non imitabile; il valore delle esportazioni di cibo italiano nel mondo vale quasi un terzo del così detto prodotto Italian sounding (prodotti non italiani o non interamente prodotti in Italia che richiamano nelle etichette e nelle confezioni denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che evocano l’Italia).
- Serve una vera e seria attività di informazione verso i consumatori che condizionati da decenni di martellanti campagne di comunicazione ad opera delle grandi catene di distribuzione e dei grandi produttori industriali, inconsciamente, non attribuisco più valore al cibo: rifiutano un pacco di pasta che costa 4 euro invece di 0,90 cent. o un litro di olio a 14 euro invece di 3,99 ma allo stesso tempo comprano una maglietta con un marchio di abbigliamento alla moda per 800 euro o delle sneaker a 2.000 euro. L’agricoltore, e soprattutto il proprio benessere fisico, si aiuta capendo che un prodotto agricolo vero, sano e gustoso costa, deve costare
- La vera lotta alla Comunità Europea deve concentrarsi sulla semplificazione burocratica che dovrebbe riguardare principalmente le leggi che i singoli paesi emanano in conseguenza degli indirizzi comunitari e che nessuna associazione di categoria di agricoltori veramente contrasta perché toglierebbe senso e guadagno alle associazioni stesse che su questa f***e burocratizzazione vivono e prolificano.