Liquore Moliterno

Liquore Moliterno Liquore Moliterno rinfresca d'estate e riscalda d'inverno!

11/01/2025
23/11/2024

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09/08/2024

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01/07/2024

L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA SPIEGATA IN MODO FACILE...

20/06/2024

Le regioni più industrializzate d’ Italia, prima del 1860, erano la Campania, la Calabria e la Puglia: per i livelli di industrializzazione le Due Sicilie si collocavano ai primi posti in Europa.
In Calabria erano famose le acciaierie di Mongiana, con due altiforni per la ghisa, due forni Wilkinson per il ferro e sei raffinerie, occupava 2.500 operai.
L’industria decentrata della seta occupava oltre 3.000 persone.
La piu’ grande fabbrica metalmeccanica del Regno era quella di Pietrarsa, (fra Napoli e Portici), con oltre 1200 addetti: un record per l’Italia di allora.
Dietro Pietrarsa c’era l’Ansaldo di Genova, con 400 operai.
Lo stabilimento napoletano produceva macchine a vapore, locomotive, motori navali, precedendo di 44 anni la Breda e la Fiat.
A Castellammare di Stabia, dalla fine del XVIII secolo, operavano i cantieri navali più importanti e tecnologicamente avanzati d’Italia.
In questo cantiere fu allestita la prima nave a vapore, il Real Ferdinando, 4 anni prima della prima nave a vapore inglese.
Da Castellammare di uscirono la prima nave a elica d’ Italia e la prima nave in ferro. La tecnologia era entrata anche in agricoltura, dove per la produzione dell’olio in Puglia erano usati impianti meccanici che accrebbero fortemente la produzione.
L’ Abruzzo era importante per le cartiere (forti anche quelle del Basso Lazio e della Pen*sola Amalfitana), la fabbricazione delle lame e le industrie tessili.
La Sicilia esportava zolfo, preziosissimo allora, specie nella provincia di Caltanissetta, all’ epoca una delle città più ricche e industrializzate d’ Italia. In Sicilia c’erano porti commerciali da cui partivano navi per tutto il mondo, Stati Uniti ed Americhe specialmente. Importante, infine era l’ industria chimica della Sicilia che produceva tutti i componenti e i materiali sintetici conosciuti allora, acidi, vernici, vetro.
Puglia e Basilicata erano importanti per i lanifici e le industrie tessili, molte delle quali gia’ motorizzate. La tecnologia era entrata anche in agricoltura, dove per la produzione dell’olio in Puglia erano usati impianti meccanici che accrebbero fortemente la produzione.
Le macchine agricole pugliesi erano considerate fra le migliori d’Europa. La Borsa più importante del regno era, infine, quella di Bari.
Una volta occupate le Due Sicilie, il governo di Torino iniziò lo smantellamento "cinico e sistematico" del tessuto industriale di quelle che erano divenute le “province meridionali”. Pietrarsa (dove nel 1862 i bersaglieri compirono un sanguinoso eccidio di operai per difendere le pretese del padrone privato cui fu affidata la fabbrica) fu condannata a un inarrestabile declino.
Nei cantieri di Castellammare furono licenziati in tronco 400 operai.
Le acciaierie di Mongiana furono rapidamente chiuse, mentre la Ferdinandea di Stilo (con ben 5000 ettari di boschi circostanti) fu venduta per pochi soldi a un "colonnello garibaldino", giunto in Calabria al seguito dei “liberatori”.
Franco Anelli

20/06/2024
09/06/2024
19/03/2024
21/02/2024

Stupenda immagine ❤️👍🙏

25/01/2024

Momenti di vita di un'epoca povera ma felice❤️

08/12/2023
08/12/2023
12/10/2023

La fiera degli animali di una volta, quanti di voi la ricordano?🥰

Indirizzo

Altomonte

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 12:30
15:30 - 19:00
Martedì 08:00 - 12:30
15:30 - 19:00
Mercoledì 08:00 - 12:30
15:30 - 19:00
Giovedì 08:00 - 12:30
15:30 - 19:00
Venerdì 08:00 - 12:30
15:30 - 19:00
Sabato 08:00 - 12:30
15:30 - 19:00
Domenica 09:00 - 12:30
16:00 - 19:00

Telefono

+390981948753

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In sintesi....

È quasi centenaria la storia aziendale della “Liquore Moliterno”, ed è tutta incentrata sulla figura del capostipite Carlo che, fin da ragazzo, si appassionò ad un mondo particolare per i suoi tempi. Un mondo fatto di profumi, semi, erbe, spezie ed aromi, bottiglie e bottigliette multiformi e policrome, confezioni, casse, etichette e festoni, in una emozionante scoperta di forme e di contenuti che lo affascinò per sempre. Un mondo infinito, che stava tutto in una parola, un mestiere, antico e non comune, e perciò intriso di fascino e mistero: il liquorista. Una parola che sapeva di laboratorio, di alchimia, di antichi libri, di manipolazioni, di misture, di alambicchi, di fumi e di fuochi, di acqua e di essenze e di alcool, ma che per Carlo Moliterno non aveva segreti irrisolti e non svelati.

Fin da ragazzo aveva cominciato ad appassionarsi a questa antica arte, proprio qui ad Altomonte, frequentando la famosa azienda di vini pregiati, liquori e vermut di Ciro Luigi Giacobini e del figlio Francesco. Una vera e propria industria – una delle poche allora esistenti in provincia di Cosenza – che fin dalla seconda metà del XIX secolo aveva saputo trasformare l’antichissima tradizione vinicola e liquoristica di questa zona (già nota ai Romani) in un momento di crescita e di sviluppo economico del territorio, impiegando direttamente o nell’indotto decine di operai ed arrivando a movimentare oltre 200.000 bottiglie di prodotto all’anno.

A dorso di mulo, per piste scoscese e fiumare, e poi in ferrovia, per valli e litorali, i prodotti dei Giacobini (vincitori di svariate medaglie d’oro e vari riconoscimenti nelle più importanti Fiere campionarie ed Esposizioni dell’epoca, nonchè fornitori ufficiali anche di alcune Case Reali straniere) da Altomonte raggiungevano – in treno o per nave – i quattro angoli del mondo, ove erano richiesti ed apprezzati, come dimostrano anche trattati economici dell’epoca ed accurate ricerche storiche (Giovanni Sola “Calabria Citeriore dell’800”).